Design by Roberto Barbieri
Talia è la versione sovrapponibile della sedia Lia. Il
progetto di Lia risale al ’98 (la produzione al ‘99): sono trascorsi quasi
dieci anni dall’ideazione originale. Periodo segnato da un costante consenso
che ha portato alla realizzazione di una famiglia di sedute: prima la
poltroncina con braccioli, poi lo sgabello, quindi la versione con schienale
alto e ora Talia, destinata in particolare al contract». Così il designer
Roberto Barbieri fa una sintesi cronologica e concettuale della genesi
dell’ultimo dei suoi progetti per Zanotta: la sedia impilabile Talia, ancora
più duttile della prima Lia, altrettanto comoda e con una marcia in più. Il
fatto di poterla sovrapporre e trasportare su carrelli, di poterla stoccare in
poco spazio all’occorrenza. Tante le minute variazioni di spessori, molti gli
aggiustamenti che hanno portato alla nascita di Talia: «La modifica sostanziale
sta però nella distanza tra le gambe dietro della sedia, che viene aumentata
consentendone la comoda sovrapposizione» precisa con la tipica modestia dei
raffinati designer Barbieri, che continua: «C’è stata, per tale scelta,
un’attenzione da parte dell’azienda a una domanda del mercato. Il fatto che
questa sedia potesse essere sovrapponibile era già considerato nelle fasi
iniziali del progetto che si fondava su un’idea semplice: un fianco realizzato
con una pressofusione di alluminio come elemento caratterizzante l’immagine
dell’oggetto. Un pezzo unico senza saldature e assemblaggi che garantisse la
necessaria robustezza con sezioni contenute e con un risultato figurativo di
particolare semplicità e sintesi». Una piccola storia esemplare, fatta di fasi
progressive e innovazioni ora tecniche ora morfologiche. Un progetto che come
tutti quelli ben fatti implica l’impegno costante delle parti: il designer che
prefigura l’oggetto e ne delinea le caratteristiche principali, l’ufficio
tecnico che dà forma al prodotto e l’imprenditore che dà spazio alle parti e
definisce il ciclo produttivo. Più ampia è la visione, più lunga sarà la vita
dell’oggetto. Aggiunge Barbieri: «La proposta iniziale comportava l’utilizzo di
una scocca in plastica. L’idea di un fianco così concepito e del suo disegno
era subito piaciuta all’azienda che aveva però espresso perplessità sull’uso
della plastica. Ci si trovò di fronte a un’alternativa: da una parte una sedia
in plastica dal costo un po’ alto e da modificare per renderla sovrapponibile.
Dall’altra la sedia che poi si fece, imbottita e rivestita, più confortevole ed
elegante. Credo che la scelta di Zanotta sia stata determinante per il successo
del prodotto. Cercai di rivestirla per valorizzarne il fianco e con una fodera
che apparisse come “buttata su” in modo non convenzionale. In questa fase sono
stato sensibilmente aiutato dalla consueta efficienza dell’ufficio tecnico e
dall’abilità del tappezziere, che per il rivestimento in cuoio ricorse a una
macchina da anni in disuso, originalmente utilizzata per cucire stivali».